DOVETE AMARMI MOLTO E SENZA FINE

“Carissime Elena e Francesca, potete ben dire che è un librone, ma solo riguardo alle dimensione. Potremmo dire che il suo contenuto, anche se non l'ho ancora letto, ma solo sfogliato, ne cambierà la visione e valorizzerà l'eccellenza del lavoro eseguito. Quasi 700 pagine, formato A4, stampate fronte-retro, carattere 10, interlinea minima di word, questa la prima impressione, quando l'ho preso in mano ed ho cercato di sfogliarlo, senza farlo scivolare dalle mani (non era semplice riuscirci). Ma tutto questo non c'entra con il contenuto e con la vostra abilità di traduttrici ed editrici. Facendo una media di 2 lettere la pagina, potrebbero uscirne 1000 o forse di più, vergate a mano in un periodo compreso fra l'11 giugno 1901 e il giorno precedente il loro matrimonio, cioè il 27 ottobre 1902, un anno e quattro mesi, 580 giorni di fidanzamento; ma quante cose si saranno scritti lo scoprirò poi. Certamente più di quanto potremmo o avremmo voglia di scrivere noi oggi, escludendo la carta, ma anche solo per e-mail, in questo ultimo caso scritte e lette in un tempo molto prossimo al tempo reale. Mi viene da pensare che forse nel nostro modo di comunicare, anche con le persone care, siamo peggiorati o forse solo impigriti, il che è imperdonabile. Non l'ho ancora letto, ovviamente. L'ho ricevuto solo ieri, ma l'ho sfogliato. Ho letto il prologo e la nota in prima pagina della signorina Zina che spera che l'epistolario resista fino a noi, perché lo possiamo leggere; e così è stato, grazie al grande entusiasmo e all'incessante impegno di Elena e Francesca. Un'ultima cosa; chi scrive è Elisabetta, cugina di un grado lontano dal primo, ma soprattutto amica d'infanzia di Elena; e si sa, le amicizie nate nel periodo infantile non si perdono nella memoria, ma un filo a volte debole, a volte quasi rimosso, alla prima occasione ritorna alla coscienza e si ritrova la spontanea allegria dell'esserci conosciute bambine. Inoltre ho conosciuto Alessandro, oramai ottantenne, alto, magro, diritto, retto nel suo 'maniero di campagna', ai piedi del monte Rosa. […]. Grazie Elena e Francesca del dono che fate a noi tutti offrendoci la possibilità di leggere una storia d'amore inserita in un periodo storico di cui ogni pagina che cogli è una scoperta”.
Elisabetta C.



“E' certamente un libro originale, non foss'altro che per la sua mole! Le curatrici mettono a disposizione del lettore le lettere dei nonni: un materiale storico prezioso, attraverso cui diventa possibile entrare nella psicologia, negli usi e nei costumi di un'epoca in fondo non così lontana dalla nostra. Questo è l'aspetto che ho maggiormente apprezzato leggendo il libro. Inoltre, è sempre consolante leggere una storia d'amore che per una volta va a buon fine. Con tutta la mia ammirazione”.
Carla M.




LA CUCINA DEL CONSOLE

“Questo libro è sfizioso e succoso come i cibi che presenta. Attraverso il cibo emerge un ritratto di colui che ha raccolto il ricettario. Un uomo raffinato, cosmopolita, cognito delle cucine di vari paesi. Domina la francese, affiancata da quella italiana, ma sono presenti anche la russo-polacca e quella inglese.
Anch’io ho un quaderno dove copio o incollo ricette. Se qualcuno volesse pubblicarlo tra 100 anni troverebbe alcune ricette che pratico sempre e altre che sono rimaste solo dei desideri, alcune delle cose che cucino e alcune di quelle che vorrei cucinare. Tutto ciò che so cucinare a occhi chiusi non verrà annotato, quindi dal quaderno non emergerà un quadro della mia cucina ma, come dicevo, solo un quadro degli sviluppi, realizzati o meno, pensati per la mia mensa.
Se Marco ha costruito il quaderno come me, si capisce perché le ricette sono quasi tutte particolari, insolite, per me e forse anche per lui. Infatti possiamo immaginare che Marco possedesse dei libri di cucina contenenti tutte le ricette canoniche perlomeno d’Italia e di Francia. Quelle annotate sarebbero quindi le ricette non presenti nei libri che Marco aveva a disposizione.
Il testo è di lettura gradevole e direi addirittura avvincente. Solletica il gusto legato ai sensi e anche il gusto letterario del lettore. L’introduzione, dotta eppure leggera, fa da ciliegina sulla torta”.

Carla M.



“È un libro da ‘gustare’.”
Giulio S.



“Riscoprire i gusti, ma soprattutto il gusto della Storia”
Natalino L.



“Un ricettario circoscritto in un periodo storico e quindi di particolare pregio”.
Marino Q.



“Saranno ricette ottocentesche (e già questa è una rarità) però sono semplici e tutte da provare. Grazie all'autore!”
Mariano L.




ISABELLA

“Un romanzo dall’impianto classico che appare molto solido e curato nella scrittura. Brave, un ottimo e pregevole lavoro”.
Enzo S.



“Sulle tracce delle grandi storie del passato”.
Luciano



“Si è subito catturati da una storia molto avvincente e coinvolgente ben supportata da un ritmo narrativo che si integra con la trama con eccellenti risultati. La lettura dell’anteprima lascia assai vivo nel lettore il desiderio di continuare per conoscere la storia di Isabella...”
Haiku



“Una narrazione molto ben curata nella scrittura , un romanzo molto bello coinvolgente e avvincente”.
Maria



“Incipit avvincente. Le ragazze della storia mi fanno pensare al buon Guido Gozzano e ai crepuscolari. Mi piace questa patina d’antico. La lettura è scorrevole. Ottima prosa, curata e corretta. Complimenti”.
Maria Grazia C.



“Descrizione scorrevole e intrigante con accurata analisi dei personaggi. Perfettamente curato nella forma anche nei piccoli dettagli. Mirabile spaccato ambientale della vecchia cara Milano con l’aggancio al buon Carlo Cudega. Mi piace molto”.
Giuseppe



“Ottimi profili. Costruiti con attenzione lodevole. Molto curato. Bello.”.
Christian P.




OH MAMMA!

“Mi è piaciuto molto “Oh mamma” perché è un libro in cui il rapporto madre-figlio appare contemporaneamente lacerante e comico. I racconti alternano osservazioni delle relazioni familiari da vari punti di vista: a volte tragici a volte ilari.
La figura materna non ne esce sempre vittoriosa, anzi; nella dialettica madre-figlio/a questo rapporto complicato e troppo spesso edulcorato dalla morale comune, è invece trattato in modo così analitico da apparire “disincantato” e spesso diventa fonte di frustrazione per entrambi i soggetti. La paura, la disperazione o i sensi di colpa possono ripercuotersi sensibilmente su questo legame.
L’ottica autobiografica dei racconti di Francesca Taddei mi ha paricolarmente colpito per la capacità di raccontare in modo obiettivo ma a tratti confidenziale dei momenti emotivi molto personali, e ho apprezzato molto la vena ironica dei suoi racconti.
È interessante vedere come può nascere l’amore materno: forse è per questo che la natura ha donato una grande sensibilità alle donne, che però si può manifestare anche come una grande fragilità; fragilità che purtroppo nella società di oggi non è contemplata”.

Francesca V.



“Il libro è proprio bello, scritto in narrative sobrie che raccontano una storia da capo a fine. [...] Credo che il libro sia per tutte le persone che non hanno paura a riconoscere le dinamiche scure o strane delle famiglie”.
Paola



“Un libro come “Oh, mamma!” si legge in fretta. Sono racconti eterogenei, alcuni parlano di avvenimenti lontani nel tempo e ne acquistano una patina color seppia, di foto scontornate e pose ricercate, altri invece offrono un trucco improvviso, una chiave di lettura improvvisa. Ma si legge in fretta.
La curiosità ti spinge ad arrivare velocemente alla conclusione, il presentimento non basta, vuoi essere sicura che la storia ti porterà proprio lì… ma c’è un altro motivo, uno più intimo, più personale, che ti chiede – per pietà - di sfogliare il racconto e archiviarlo… si tratta della tua esperienza personale, che, quale che sia, viene inevitabilmente, inesorabilmente, catturata dalla trama. Imbrigliata nel rapporto madre-figlia che le autrici sanno rendere maledettamente bene! Nessuna sfugge: la figlia amorevole, quella rabbiosa, la madre egoista, quella assente, quella innocente, la figlia sfacciata. Non sono semplici racconti di belle e brave donne che allevano bimbe educate e serene; sono storie di un’attualità disarmante, che, in poche parole e a volte concentrandosi su episodi che sembrano estranei al nucleo del racconto, giungono dritte al cuore del rapporto materno.
Ogni autrice ha un proprio stile, che è gradevole ritrovare nell’alternarsi dei brani. Così il libro sembra un enorme maelstrom di sensazioni, un gorgo che inghiotte e poi però risputa.. più libere, forse, più consapevoli, sicuramente.
Elena Trabaudi si affida alle biografie di donne di famiglia, ma vissute un secolo fa, e il suo sguardo lo avvertiamo di grande comprensione, nel senso più vero di abbracciare ogni forza o debolezza, ogni risata e ogni lacrima, cercando il più possibile di collocarla nello spazio e soprattutto nel tempo e leggerne, così, il giusto colore.
Carla Muschio sceglie il tocco più leggero e consolatorio di una fragilità forse semplice, ma mai superficiale. Le sue sembrano donne addolorate eppure sempre sorridenti, come di saggia bambina che cresce già consapevole di un doveroso pianto, da sopportare per poter godere anche degli intensi momenti di gioia.
Francesca Taddei è la più giovane? Forse che sì, forse che no. La sua personalissima avventura sembra abbracciarne molte altre e probabilmente nel suo sguardo fermo e onesto ci tuffiamo per sapere e per capire, ansiose di leggere “il seguito” e affezionate già alla sua fragilità di acciaio.
Laura Minetto è l’atteso pugno nello stomaco. I suoi racconti cominciano sussurrando frasi semplici e accattivanti, così seguiamo il filo e, schiave della genetica, non possiamo fare altro che avvolgerlo in un gomitolo che diventa sempre più grosso. Alla fine del gomitolo ci guardiamo intorno accorgendoci di essere entrate nel più classico dei labirinti… e allora, forti dei nostri studi classici, sappiamo già cosa ci attende: il mostro, del nostro inconscio.
Aristotele chiedeva di piangere di fronte alle rappresentazioni teatrali meglio riuscite.. no, forse non così esplicitamente, in ogni caso sperava che la trama potesse toccare corde profonde in chi vi assisteva. I racconti delle quattro signore non ci chiedono partecipazione, la conquistano con il linguaggio semplice e scorrevole, ma soprattutto con la capacità di rendere concreti i tanti aspetti di un rapporto complesso: quello della donna con il proprio corpo, della donna con i propri sentimenti, della donna che diventa madre pur continuando ad essere figlia.. e della figlia che non ha più voglia di domandarsi come si fa ad essere madre. In questa contorta catena o gioco di specchi, la figura maschile compare raramente, ma quando lo fa riesce sempre a lasciare il segno, indelebile, che ferisce o che completa, che riempie oppure svuota.
Come dicevano gli antichi: cosa serve per fare una buona tragedia? Una famiglia.
E noi aggiungiamo: e per fare un buon libro? Una figlia”.

Stefania B.



“Ci vuole coraggio a essere mamma; quanti problemi con i figli, problemi con il proprio corpo; anche le mamme, come gli uomini, hanno mille sfaccettature. Raccontato in maniera lodevole dalle autrici”.
Maria



“Una storia vissuta nella sua intensa energia emozionale, che riesci a trasmettere facilmente nelle sue paradossali vibrazioni alle corde dell’anima di chi legge”.
Paolo M.




LA QUERCIA FA LE GHIANDE

“L’ideale completamento di "Oh, mamma!", delle stesse autrici. Una descrizione lucida e disincantata della paternità nelle sue tante sfaccettature; una serie di racconti che coinvolgono, divertono, fanno riflettere”.
Anonimo



“La figura del genitore assume aspetti diversi nelle varie narrazioni delle scrittrici. A volte viene visto come un amico, un dolce compagno di vita, altre volte la paternità è vista come un intralcio ad un amore nascente - perché il protagonista, diventando padre suo malgrado, per un'avventura con una ragazza incontrata per caso, deve rinunciare al suo sogno. In una visione moderna e attuale della figura paterna, con una prosa fresca e scorrevole, l’autrice del singolo racconto porta il lettore a considerare, sotto un aspetto poliedrico, una figura che, in passato, rappresentava solo un padrone autoritario e a volte anche dispotico, al quale bisognava solo: ubbidire, ubbidire e poi.....ubbidire”.
Emilia V.



“Una galleria di ritratti di padre tratteggiati da quattro autrici Rappresentano un quadro non superficiale della paternità; un quadro dalle mille sfaccettature, molto interessante, che fa riflettere. Bravissime”.
Maria




LA SCORCIATOIA



“Storie dense e coinvolgenti, narrate da un'autrice abilissima”.
Gesualdo S.



“Autobiografia fornita di tutto l’occorrente per raccontare i momenti belli e quelli brutti di una vita; interessante, niente di clamoroso, ma proprio per questa leggera profondità innesca nel lettore un calmo ma vivido coinvolgimento.”
Angelo R.



“Esistenze grame dalla giovinezza alla vecchiaia. Sembrano racconti di secoli fa e invece sono relativi al cosiddetto ‘secolo scorso’. Rimangono nel cuore le care signore, povere donne, di Resy e Andriana, che snocciolano le loro vite con il loro bagaglio di dolori e morti. Un mondo triste, un mondo vero che porta il lettore al coinvolgimento emotivo.”
Mariagrazia C.



“Un libro coinvolgente, narrato con maestria. Complimenti!”
Grazia C.




RICORRENZE GEMELLE

“Ho appena letto il vostro libro sull'11 settembre e volevo favi i miei complimenti! trovo il punto di vista di Francesca molto originale in tutti e due i racconti, non era facile con un tema così! Anche quelli di Elena mi sono piaciuti moltissimo, così autentici e intensi”.
Laura Min.



“Cinque piccoli racconti che descrivono l’11 settembre da vari punti di vista, lasciando l’evento pubblico sullo sfondo e mettendo in risalto le vicende private di persone comuni”.
Laura Mil.



“Racconti dell’11 settembre da tanti punti di vista. Scene, situazioni diverse ma la loro voce è un segno indelebile di quello che è accaduto. Serve a non dimenticare”.
Maria



“Avvenimenti reali che si intrecciano con quelli fittizi per ricordare, per riflettere su un evento così terribile: l'attacco alle torri gemelle. Le tre autrici affrontano la scrittura di questo libro in maniera differente: chi esponendo le esperienze personali, chi costruendo racconti, chi....; ci offrono dopo anni dall’accadimento una sensibile e toccante commemorazione. Da leggere”.
Angelo P.




DAME DELL’OTTOCENTO

“Lavoro assolutamente delizioso”.
Vanni S.



“Bello, affascinante e straordinariamente vero!”.
Francesca S.



“È da comprare ! io amo l'Ottocento”.
Serafina F.




SVAGHI E TEMPO LIBERO

"Uno sguardo sul passato - Immagini in bianco e nero dall’Ottocento agli anni Quaranta" è un'interessantissima raccolta di foto che tracciano modi e usanze dall'Ottocento agli anni Quaranta. Dagli scatti professionali a quelli più informali si assiste in questo libro a un viaggio nella storia del nostre abitudini e dei nostri svagi molto singolare. Le foto son divise in sette sessioni che raccontano anche le mode e il modo di divertirsi dell'epoca. Tutti scatti che ritraggono persone nel loro tempo libero. Volti rilassati e lontani dalle preoccupazioni del lavoro. Così si passa dal gioco, alle tavolate, ai picnic, alle gite con leggerezza e con l'occhio clinico di chi vuole tracciare anche la storia delle mode dell'epoca. Si passa per la montanga e per il mare con abiti e attrezzature che segnano il tempo: da un lato donne con gonne lunghe sulla neve e dall'altro con uomini in cravatta che montano sci in legno. Si arriva ai costumi da mare sempre più succinti via via che trascorrono gli anni. Infine "Il lumino della notte" pubblicazione degli inizi del Novecento che creava raduni dei suoi lettori con i volti di una generazione che vivrà, poi, i tremendi anni della seconda guerra mondiale. Interessante il percorso e la realizzazione”.
Giuseppe D.S.



“Lavoro ben fatto e molto interessante. Memorie e fotografie ci portano a vivere le nostre radici. Molte bello !”
Deana



“Un lavoro interessante e bello. Un libro di memorie, dove i ricordi sono affidati alla fotografia. Le nostre radici raccontate dalle immagini”.
Lauretta




SULLE TRACCE DEGLI AVI

“Un delizioso viaggio da Ventimiglia fino a Trieste e Graz, dove il racconto storico si unisce ad una narrazione fluida capace di rendere vividi i luoghi descritti. È stata una piacevole lettura d'evasione a fine giornata: Francesca e Elena hanno la capacità di far rivivere i loro viaggi, attraverso le pagine del libro, trasportandoti nei luoghi che hanno visitato, sulle tracce dei propri avi. Anche senza aver letto gli altri libri sui loro antenati, grazie alle spiegazioni presenti e alle citazioni si riesce senza problemi a ricostruire il filo storico. Brave davvero! L'unica pecca è che la lettura… finisce troppo presto!”
Ylenia C.

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